Se stai pensando di azzerare la tassazione sulle plusvalenze, forse saprai che alcuni Paesi si distinguono per regimi fiscali molto favorevoli. Per chi vive in Italia le mete più facilmente realizzabili sono Malta, Belgio, Lussemburgo, Svizzera, Slovacchia e Bulgaria. Ognuno ha caratteristiche specifiche che possono fare la differenza, vediamo quali.
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Dove trasferirsi per dire addio al capital gain?
Malta è una delle opzioni più gettonate per il suo 0% di tassazione sul capital gain, ma per ottenere la residenza servono investimenti consistenti. Acquistare una casa da almeno 350.000 euro o affittare un immobile con un canone annuo minimo di 16.000 euro.
Non è tutto: a ciò si aggiunge l’obbligo di mantenere l’investimento nei titoli di Stato maltesi per almeno cinque anni.
Un piano non per tutti, ma interessante per chi cerca vantaggi fiscali in un Paese vicino all'Italia.
Il Belgio si distingue per la totale assenza di tassazione sulle plusvalenze, anche se bisogna considerare la presenza di una Tobin Tax e di una patrimoniale dello 0,15% sui conti titoli sopra 1 milione di euro.
Un’opzione meno onerosa rispetto a Malta, ma con un sistema fiscale che impone maggiore attenzione.
Il Lussemburgo, famoso per il suo regime pro-business, prevede il 0% sul capital gain per i titoli detenuti da oltre sei mesi, Tuttavia gli altri redditi, come i dividendi, vengono tassati in base alle aliquote ordinarie, il che rende necessaria una valutazione complessiva del carico fiscale.
La Svizzera è forse la meta più ambiziosa. La tassazione sul capital gain è nulla per gli investitori privati, ma nel contempo ottenere un permesso di soggiorno può essere molto complicato. Bisogna dimostrare di avere un'attività economica limitata e di rispettare il principio di residenza effettiva. Inoltre, il costo della vita e delle assicurazioni sanitarie è tra i più alti al mondo.
La Bulgaria invece rappresenta l’opzione più economica: gli ETF UCITS scambiati su mercati regolamentati non sono tassati, e il costo della vita è estremamente contenuto. Con affitti a partire da 100 euro al mese, si può vivere con un budget ridotto, ma la qualità dei servizi (in particolare sanitari) potrebbe non soddisfare tutti.
Residenza fiscale estera: adempimenti, rischi e strategie
Trasferire la propria residenza fiscale all’estero per uno o due anni non è solo una questione di tassazione: si tratta di un vero e proprio cambio di vita, che richiede di spostare il centro dei propri interessi in un altro Paese.
Questo implica registrarsi all’AIRE (Anagrafe degli Italiani Residenti all’Estero), affittare o acquistare un’abitazione, aprire un conto corrente locale e dimostrare che si trascorre effettivamente la maggior parte dell’anno fuori dall’Italia. La normativa italiana prevede che, per non essere considerati residenti fiscali in Italia, bisogna vivere all’estero almeno sei mesi e un giorno.
D'altra parte questo requisito non basta: è necessario dimostrare che il centro dei propri interessi personali, economici e sociali si trovi realmente fuori dal territorio italiano. Tornare periodicamente in Italia, avere immobili di proprietà o mantenere legami lavorativi può complicare la situazione e attirare l’attenzione dell’Agenzia delle Entrate.
Un altro aspetto fondamentale è pianificare il ritorno in Italia. Se, durante il periodo di residenza fiscale estera, si azzerano le plusvalenze vendendo e riacquistando titoli, al rientro bisogna considerare come gestire il capitale senza incorrere in nuovi oneri fiscali.
Alcuni Paesi, come ad esempio il Regno Unito, prevedono il recupero delle imposte evase se si rientra entro cinque anni.
In Italia, invece, il sistema è meno rigido, ma bisogna comunque dimostrare che il trasferimento all’estero non sia stato solo un escamotage fiscale.
Tra risparmio e qualità della vita: cosa considerare?
Oltre al vantaggio fiscale, bisogna valutare l’impatto pratico di un trasferimento all’estero. Malta, Svizzera e Lussemburgo offrono regimi fiscali allettanti, ma il costo della vita è parecchio più alto rispetto all’Italia. Per citare un esempio, in Svizzera l’assicurazione sanitaria può superare i 600 euro al mese, mentre gli affitti sono tra i più alti in Europa. La Bulgaria, al contrario, permette di vivere con budget molto bassi, ma la qualità dei servizi potrebbe risultare insufficiente per chi è abituato agli standard italiani.
Un trasferimento non è solo una questione economica. Dopo decine di anni vissuti in Italia è importante chiedersi se si è pronti a lasciare amici, famiglia e abitudini consolidate. Per molti, trasferirsi all’estero può essere un’opportunità per ampliare i propri orizzonti, ma è necessario un piano concreto e una buona dose di adattabilità.
Ha senso trasferirsi all'estero per azzerare il capital gain?
Azzerare il capital gain trasferendosi all’estero è un’opzione percorribile, ma non è per tutti: richiede una pianificazione accurata e la consulenza di esperti fiscali. L’idea di “mollare tutto” e vivere in un Paese fiscalmente vantaggioso è affascinante... Ma la teoria è una cosa; la pratica, un'altra. Il trasferimento fiscale può portare a risparmi significativi, ma deve essere accompagnato da un reale cambio di vita. E ricordiamoci: la fiscalità è importante, ma la qualità della vita e la serenità personale lo sono ancora di più.