Iniziano ad essere molte le coppie che si separano e successivamente divorziano per pagare meno tasse. In Italia si divide una coppia su quattro e il dato continua a crescere nel corso del tempo: in 13 anni le separazioni sono aumentate di oltre una volta e mezza (+61% – dati Istat). Difficile capire quante di queste separazioni siano per “finito amore” o se altri sono i motivi che spingono ad adottare questo comportamento come, ad esempio, il fatto di pagare meno tasse.
Lef, associazione per la legalità e l’equità fiscale, ha puntato il dito proprio su questo fenomeno e per dimostrare la convenienza fiscale di chi si separa ha effettuato alcune simulazioni.
Quando è perchè conviene separarsi per risparmiare con il fisco?
Di solito la convenienza c’è quando i redditi dei due coniugi si sommano ed iniziano ad essere molto alti. Si va a pagare l’aliquota maggiore dell’ Irpef, ma non solo. Ci sono anche dei risparmi “sociali” che vanno dagli asili assegnati a chi ha redditi fiscali minori a corsie previlegiate per sussidi e assegni di mantenimento che si possono “scaricare”.
Ad esmepio: una famiglia con un marito che guadagna 80mila euro all’anno, moglie senza redditi e due figli che vanno a scuola. I due decidono di separarsi, concordano un assegno annuale di mantenimento di 20mila euro per il coniuge e di 7.500 euro per ognuno dei due figli.
La situazione precedente alla separazione era questa: il coniuge che lavora non può fruire di detrazioni per il coniuge e figli a carico in quanto il suo reddito supera il limite di 75.000 euro e pertanto paga una Irpef di 27.570 euro, cui si aggiungono addizionali comunali e regionali (ipotizzate al 2%) di 1.600 euro, per un totale di 29.170 euro. In caso di separazione consensuale invece l’ex marito sottrarrà dal proprio reddito l’importo di 20.000 euro corrisposto al coniuge (importo che diventerà tassabile per quest’ultimo), non potrà fare lo stesso per l’ammontare di 15.000 corrisposto per i due figli (comunque non tassabile per questi ultimi), ma potrà usufruire (come anche la moglie) delle detrazioni d’imposta per i figli a carico.
Nella nuova situazione fiscale il contribuente avrebbe un imponibile di 60.000 euro e pagherebbe una imposta Irpef corrispondente 19.270 alla quale vanno aggiunte le addizionali comunali e regionali (2%) per un importo di 1.200 euro e sottratte le detrazioni per i due figli a carico per un importo di 364 euro. L’imposta dovuta sarebbe di 20.106 euro Il coniuge invece con un imponibile di 20.000 euro pagherebbe una imposta Irpef corrispondente di 4.800, addizionali comunali e regionali (2%) per 400 euro e godrebbe di detrazioni per i due figli a carico per 655 euro. L’imposta dovuta sarebbe di 4.545 euro. Considerando i due coniugi “separati” avremmo una imposta complessiva di 24.651 euro contro i 29.170 pagati in precedenza con un risparmio d’imposta di 4.519 euro.
Altri vantaggi fiscali per chi decide di separarsi:
il marito andrà ad abitare ad esempio in quella che era una seconda casa, che ora diventerà “abitazione principale” e quindi non soggetta ad Ici perchè prima casa (prima scontava, all’aliquota del 43%, un’imposta Irpef di 286 euro ed all’aliquota del 2% addizionali comunali e regionali di 13 euro, il tutto per complessivi 299 euro). Tra l’altro, presentando al (nuovo) Comune di residenza apposita istanza, otterrà una riduzione della Tarsu perchè il proprio nucleo familiare risulterà composto da una sola persona e tale minor esborso, diverso a seconda di quanto stabilito dal relativo regolamento comunale, di norma sarà almeno pari (quando non sarà superiore) all’aggravio derivante dal contestuale venir meno della riduzione prima spettante quale titolare di abitazione «a disposizione».
Quanto ha risparmiato di tasse il convivente che ha deciso di separarsi? 5.168 euro (4.519 + 299 + 350), conviene ancora il matrimonio?